Il gruppo di cavità, meno profonde, si apre sulla destra della grotta dove c’è la cappella e mostra una fase di regolarizzazione che deve essere stata contemporanea a quella della grotta grande. La cavità più in alto sulla parete rocciosa, a cui si accede attualmente attraverso i terrazzamenti costruiti lungo il pendio, mostra una regolarizzazione del pavimento in cui si notano tracce di un battuto nella parte N, in vicinanza di una piccola e bassa apertura che immette in una cavità di circa 1mq con la volta molto bassa e con cattiva ventilazione. Il battuto pavimentale mostra tracce di un distacco netto che fa ipotizzare un dilavamento a valle di parte della cavità, dilavamento attestato anche per la parte a S da cumuli di pietre che permettono l’accesso alla grotta. Nella parte S, infatti, la grotta si apre con una seconda cavità, più ampia, che presenta una regolarizzazione del pavimento, un riquadro in battuto su cui poi è stato costruito negli anni ’50 del secolo scorso un muro in cemento. Accanto a questo riquadro che doveva essere delimitato in alzato da pareti, si nota un piccolo pozzetto colmo al momento di materiale detritico.
La cavità a mezza costa, invece, è completamente occlusa da una costruzione moderna di servizio al giardino e non mostra a prima vista segni di frequentazione. Lungo la strada che attraversa questi terrazzamenti si sono potuti notare due elementi molto importanti che possono chiarire veramente bene la situazione complessa di questi luoghi. Si è riusciti a recuperare, in primo luogo, il tracciato, nella parte finale, della strada che saliva dalla Valle del Dragone e che passava a valle delle varie cavità, verificando che parte della moderna scala che permette di salire fino alla zona di Villa Cimbrone1 ricalca la vecchia strada, poi si è notato che poco prima dell’innesto della vecchia strada sulla scala moderna, ad E c’è un’ampia, ma poco profonda cisterna scavata nella roccia, che ancora oggi contiene molta acqua, non molto lontano da una serie di cavità che risultano tompagnate dalla costruzione dei terrazzamenti. Quindi altre cavità dovevano esistere vicino a quella maggiore, alcune delle quali sono rimaste libere, altre invece sono state riempite dall’opera di antropizzazione dei luoghi.
Moderna rispetto ai luoghi di frequentazione del sito, perché c’è la descrizione che la moglie di Richard Wagner fa nel suo diario, per raccontare la venuta della coppia a Ravello, che ricorda l’arrivo da Amalfi in questa zona e quindi sicuramente esisteva qualcosa che permetteva di salire fino al monastero delle Clarisse.