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DESCRIZIONE: Ravello, sin dall’arrivo dei primi vistatori, è stata vista come la cittadina araba, con i resti orientaleggianti. Gli abitanti del posto lo avevano percepito, avevano capito che i visitatori erano affascinati da una Ravello cosparsa di rovine architettoniche arabo-normanne. Per soddisfare le proprie aspettative essi si recavano infatti a Villa Rufolo, dove volevano ammirare i resti moreschi e arabeggianti. Gli abitanti del posto avevano capito velocemente quali erano le aspettative dei visitatori e presto impararono a soddisfarle, proponendo una medievale Villa Rufolo come un castello moresco. A fare da cornice ai resti architettonici vi erano i giardini e i paesaggi che erano riusciti ad incantare perfino Wagner, che proprio qui ebbe l’ispirazione per ambientare il secondo atto di uno dei suoi capolavori grazie alla presenza di una vegetazione tropicale, dei fiori splendidi e lussureggianti, delle terrazze e degli avancorpi dello stesso castello, in ricco stile arabo.

Alla diffusione dell’immagine di Ravello contribuì anche l’arrivo di numerosi registi desiderosi di ambientare i propri film in questo angolo di paradiso dove i paesaggi erano naturali, autentici, vivi e dove non c’era bisogno di scenografie artificiali. Nel 1953 fu girato proprio a Ravello un film (Il tesoro dell’Africa) che coinvolgeva grandi divi hollywoodiani dell’epoca e che accrebbe la fama del paese in tutto il mondo. Tutt’oggi a Ravello mete consuete dei visitatori sono le due ville, Villa Rufolo e Villa Cimbrone, ove è possibile ammirare i paesaggi veicolati in tutto il mondo da cartoline, giornali e film. Sempre a Villa Rufolo è possibile rivivere l’atmosfera respirata da Wagner durante i concerti estivi serali, che si tengono proprio presso i giardini della villa.

VEDERE, VISITARE, TROVARE: l’immagine elaborata dai viaggiatori del passato, intesa come fusione di forme e connotati, è tuttora ben radicata nell’immaginario collettivo, anche se i suoi contenuti raramente vengono esplicitati. Piuttosto, continuano ad agire in modo implicito, banalizzato e fuorviante negli stereotipi contemporanei. I valori simbolici attribuiti ai luoghi e che tuttora li permeano contribuendo a costituirne l’identità non vengono tuttavia né interpretati né presentati: in realtà, non vengono nemmeno riconosciuti come parte del patrimonio culturale della Costiera. Così, la percezione orientaleggiante di Ravello è stata parzialmente accantonata, anche se ne rimane l’aura di seduzione e sensualità tradotta in chiave contemporanea nell’incanto romantico dei paesaggi. Le strutture e i particolari dell’architettura arabo-normanna permangono ma sono muti: mancando l’interpretazione e la presentazione dei valori simbolici percepiti e attribuiti dai viaggiatori del passato, essi non trasmettono nulla che vada al di là della percezione estetica.

OPPORTUNITA’: la Costiera rivista e interpretata alla luce delle opere letterarie e dei dipinti realizzati dai viaggiatori è già stata oggetto di numerose mostre e publicazioni, anche recentemente. Tali esperienze potrebbero confluire in una esposizione permanente finalizzata all’interpretazione e alla presentazione dei valori simbolici che nel corso del tempo sono stati attribuiti ai luoghi. L’accento dovrebbe cadere sul contatto tra l’elemento locale e la cultura internazionale come forma di incontro e di reciproco scambio ed influenza, di processo fondativo e creativo delle identità sia dei luoghi che dei viaggiatori, nonché delle culture di appartenenza. Si potrebbe anche immaginare un itinerario tematico attraverso il quale ripercorrere le ville e i paesaggi di Ravello per farne emergere le diverse connotazioni che nel corso dei secoli si sono succedute e sovrapposte, trasfigurando le une nelle altre fino all’interpretazione propria dell’epoca contemporanea. Gli strumenti e i supporti multimediali e interattivi potrebbero essere utilmente impiegati per evidenziare le successive stratificazioni con il diretto coinvolgimento del pubblico.

BIBLIOGRAFIA:
Dieter Richter, Viaggiatori stranieri nel sud . L’immagine della costa di Amalfi nella cultura europea tra mito e realtà, Tipolitografia Umberto De Rosa – Maiori, 1985.
Dieter Richter (cura), Tra Amalfi e Ravello: viaggio, turismo e cultura locale, Electa Napoli, 1997.
Dieter Richter e Salvatore Del Pizzo (cura), Alla ricerca del Sud. Tre secoli di viaggi ad Amalfi nell’immaginario europeo, La Nuova Italia, 1989.