Il modello di governance e gli strumenti di governo del sistema
La definizione di un possibile modello di governance per la Costiera Amalfitana è stata affrontata con taglio “sistemico”, assumendo cioè il comportamento di tutti i decisori che usano il territorio (o ne determinano l’uso) non come risultato, scontato o auspicato, delle prescrizioni del piano, ma come caratteristica del sistema, da tenere in considerazione per costruire la proposta di soluzione delle varie questioni.
Per porre correttamente il problema del modello di governance di un sistema complesso quale è la Costiera Amalfitana non è possibile ignorare le “leggi” che oggi governano l’attività dei decisori politici. Molte delle loro scelte sono dettate più dal rilievo mediatico che possono avere che dalla loro effettiva utilità (o addirittura dal loro convincimento). Misure impopolari, ma utili sul medio-lungo periodo, vengono rinviate perché troppo prossime alla scadenza elettorale. Oppure vengono annunciati interventi mirabolanti, che la stampa riporta con titoli a tutta pagina (salvo a precisare in qualche corsivo che, forse, ci sono difficoltà per attuarli, i tempi di attuazione sono incerti, le risorse sono ancora da reperire ecc.).
In Costiera Amalfitana a queste difficoltà “sistemiche” se ne aggiunge una strutturale: mancano istituzioni sovracomunali capaci di definire obiettivi strategici, di tradurli in un “piano”, di monitorarne l’attuazione. Mancano cioè le tre condizioni per permettere il governo efficace del sistema.
Il modello di governance proposto nel Piano di Gestione della Costiera Amalfitana prevede un organo politico, che definisce gli obiettivi di lungo periodo, e una struttura tecnico-scientifica che fornisce “conoscenze” all’intero sistema degli stakeholders e dei decisori, pubblici e privati, istituzionali e non. In tal modo si può attivare il PROCESSO PERMANENTE DI GESTIONE INTEGRATA auspicato da UNESCO e MiBACT.
In sintesi il modello di governance che si propone prevede::
• una Conferenza di Gestione (CdG), l’organo politico dove sono rappresentati tutti gli attori locali e sovraordinati, che si confrontano per definire la vision del sistema comunità-territorio, la mission della gestione;
• una “Struttura di Supporto alla Decisione” (SSD), costituita da tecnici ed esperti provenienti dalle amministrazioni locali e dall’esterno, che da una parte elabora studi e scenari a supporto della CdG, dall’altra mette a disposizione del sistema le informazioni, le analisi e gli studi costi-benefici allargati che permettono ai vari stakeholders di conoscere in anticipo gli effetti degli interventi in progetto;
• un Ente Territoriale Sovracomunale (ETS) capace di supportare e coordinare l’azione dei vari stakeholder, nonché di implementare, direttamente o tramite una società pubblico-privata costruita ad hoc, le azioni e gli interventi previsti nel PdG;
• I Gruppi di Interesse (GI) liberamente costituiti, anche in forma temporanea – che svolgono un ruolo propositivo ed eventualmente consultivo.
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