La ceramica di Vietri sul mare

Ceramica di Vietri sul Mare

La produzione artigianale della ceramica a Vietri sul Mare risulta meglio spiegabile se ricondotta alle proprie origini e interpretata tenendo presente il contesto storico non solo del centro costiero, ma anche delle aree ad esso limitrofe.

Già nei primi anni dell’XI secolo sono sicuramente presenti nel territorio vietrese personaggi riconducibili all’attività ceramica: per tutti basta ricordare Sergio Caccabellu, che porta nel cognome una diretta allusione ai “caccabos”, i vasi in creta. Un ruolo importante nello sviluppo della produzione fu certamente svolto dall’Abbazia della SS. Trinità di Cava dei Tirreni, che aveva ricevuto in donazione il porto di Vietri dal duca Ruggiero e che, fondata nel 1020, influenzerà la produzione sia in termini quantitativi che per quanto riguarda gli stili della decorazione.
Il territorio di Vietri era considerato, rispetto alla città di Cava dei Tirreni, la zona industriale dove costruire gli impianti per la produzione di quegli oggetti che potevano servire all’Abbazia e che dalle industrie napoletane erano giunti sino a Cava (in questo caso soprattutto piastrelle).
La produzione campana cominciò a riscuotere grande successo presso molti mercati e, attraverso le fiere istituite già nel 1240 in molte città dell’Italia centrale, giunsero da Napoli e dall’Italia meridionale in genere i motivi ornamentali che ritroviamo nella ceramica orvietana (il pavone, la palma stilizzata, ecc.).
Questi stessi motivi saranno ampiamente presenti nella produzione vietrese del Cinquecento, come dimostra il documento di fornitura di vasi per spezie prodotti da Mario de Stasio di Vietri , nel 1558 , con il decoro a “penna di pavone”.
A partire dal Seicento si produrranno a Vietri le maioliche dette di stile compendiario, cioè quelle con lo sfondo bianco e poche rappresentazioni stilizzate in turchino, giallo ed arancio (raramente il verde). Naturalmente l’arrivo nel salernitano, e quindi a Vietri, di maestranze abruzzesi produsse l’incremento della produzione soprattutto di piatti, boccali, sottotazze e saliere ed il territorio vietrese fu scelto, rispetto a Cava, perché la presenza del torrente Bonea permetteva di azionare facilmente i mulini che servivano a lavorare la creta e a macinare i colori. Qualche vietrese, inoltre, esporta in questo periodo la propria arte a Napoli, dove apre bottega in “Piazza dei Cantari” (Cantaro= vaso) .
Il Seicento rappresenta il secolo della definitiva espansione vietrese a Napoli (attestati numerosi cognomi vietresi tra i faenzari napoletani) e nei dintorni (a Minori c’era una faenzera vietrese). Nel Settecento la produzione raggiunge una qualità eccellente anche nella tavolozza, grazie alla produzione di vasi farmaceutici dove il tocco cromatico del marrone di manganese (marchio sicuro dei ceramisti vietresi) e l’introduzione del decoro paesistico in turchino aprono nuovi campi di sperimentazione artistica.
In questo periodo ha inizio l’esportazione in Sicilia e alla fine del secolo appare la forma del boccale con lobo centrale. Contemporaneamente, la produzione si espande in modo eccezionale con ceramisti che non sono proprietari di faenzere ma semplici lavoranti di strutture appartenenti ad enti religiosi.
Nell’Ottocento si raggiunge la massima espressione artistica per le riggiole.
I primi decenni del Novecento rilanciano Vietri nella sfera del gusto artistico europeo grazie alla presenza di alcuni artisti stranieri (soprattutto tedeschi): Stüdemann, Dölker, Irene Kowaliska, Elle Schwarz. Con questi artisti, che recuperano temi e tendenze del clima artistico e culturale internazionale, avviene il passaggio dalla ceramica vissuta come prodotto artigianale all’idea di dar vita ad un’industria che conservasse le caratteristiche dell’artigianato ma disponesse di una produzione più continuativa e in continuo aggiornamento.
Appare con Dölker un repertorio iconografico nuovo, che diverrà caratteristico della ceramica vietrese e che farà dell’asino il suo simbolo internazionale (non un asino campano ma un animale che ha le caratteristiche di quello sardo, perché Dölker arrivò a Vietri di ritorno dalla Barbagia). In questo periodo nasce l’ICS (Industria Ceramica Salernitana), che raccoglie il meglio che Vietri ed il contesto internazionale potevano offrire: il tornitore era tedesco, alcuni ceramisti erano vietresi (tra questi il massimo rappresentante era Giovannino Carrano) e poi c’erano Dölker, la Kowaliska, Guido Gambone.
Nonostante Vietri fosse ormai lanciata nel panorama internazionale i Melamerson, fondatori dell’ICS, trasformarono il nome della fabbrica in MACS (Manifattura Artistica Ceramica Salernitana) per recuperare l’idea di quella manualità che è ancora alla base di questa produzione. Accanto alla MACS opera la CAS (Ceramica Artistica Solimene) che, come l’ICA (Industria Ceramica Avallone), poteva attingere ad una tradizione familiare nella produzione artigianale della ceramica.
Nel corso del tempo c’è stato un arricchimento dei repertori – ad esempio con i personaggi tipicamente nordici della Kowaliska – ed alcune procedure tecniche sono state necessariamente abbandonate a favore di un miglioramento produttivo (la fornace a legna è stata sostituita dal forno elettrico e la forza motrice dell’acqua dall’elettricità), ma il movimento sapiente del tornio ed il tratto sicuro del pennello continuano a dare un prodotto che rappresenta un unicum in questa tipologia e il cui segreto rimane lo smalto “Vietri”, una miscela a base di stagno che assicura una straordinaria brillantezza e durata agli oggetti.

VEDERE, VISITARE, TROVARE: è possibile ammirare le riggiole già lungo le strade del comune di Vietri sul Mare, perché sono incastonate nei muri. A Villa Guariglia (a Raito, frazione di Vietri) si trova il Museo della Ceramica vietrese.

OPPORTUNITA’: avviare una collaborazione con l’Ente Ceramica Vietrese, presso il quale si possono ricevere maggiori informazioni sul processo di produzione della ceramica e che già organizza corsi durante i quali è possibile lavorare la ceramica in prima persona.

BIBLIOGRAFIA:
Gargano G., “Le origini e gli eventi”, in La Costa d’Amalfi, paesaggio di borghi dipinti, iniziativa ideata da Cotur Costa d’Amalfi coordinamento turismo rurale.
Donatone V., La ceramica di Vietri sul mare, dalle origini all’Ottocento, Napoli 1991.
Romito M., Il Museo della Ceramica. Raito di Vietri sul mare, Salerno 1994.

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